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      Secondo che rade volte gli uomini grandi errano senza qualche apparenza di ragione, anche Annibale ci trovava le sue. Che la sua armata quanto era invincibile in campagna, altrettanto non valeva niente affatto per un assedio, scarseggiando di buona infanteria. Senza treno di machine, senza danari, senza mezzi sicuri da poter sussistere a tempo e luogo. Che per quest'istesse ragioni, attaccato Spoleti dopo il fatto del Trasimeno, così vittorioso com'egli era, se n'era avuto a ritirare, e il simile gli era riuscito sotto una miserabil bicocca poco innanzi la battaglia di Canne. Che l'andarsi a mettere sotto Roma provveduta di tutto, era un andare a giocarsi tutta la reputazione acquistata fino a quel punto, e un voler perdere un'armata che sola lo rendeva considerabile. Convenir per tanto tener prigioni i Romani in Roma, e intanto accostarsi al mare, e quivi fortificarsi per non aver a disputare i soccorsi di Cartagine, e forse anche, bisognando, cominciar di quivi a gettar i fondamenti della maggior potenza d'Italia. Ecco le ragioni che Annibale accomodava alla sua tempera d'allora, ma che non gli averebbon fatto caso nella tempera di prima.
      Maharbale aveva bel promettergli di farlo cenare in Campidoglio: che le sue riflessioni, ancorchè fondate sopra una falsa ragione e sopra una prudenza apparente, gli fecero rigettare come temeraria una fiducia così ragionevole. Per ricominciar la guerra co' Romani aveva abbracciato i consigli più violenti, e quando raffronta il momento fortunato da sbrigarsene per sempre si mette di contrattempo su 'l circospetto.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
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