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      Ogni cosa era bagni, cene, amicizie tenere, inclinazioni, e qualche cosa di più. Non si sapeva più quel che si fosse disciplina, nè per chi aveva a dare gli ordini, nè per chi gli aveva a eseguire: tutto era effeminatezza e sbadataggine. Quando bisognò rimettersi in campagna, tra la gloria e l'interesse risvegliaron bene Annibale, e Annibale, così smarrito com'egli era, seppe ritrovarsi, ma ei non potè già ritrovare la medesima armata. A ogni po' di patimento si rimpiagnevano subito le delizie di Capoa. Si pensava alla dama quando bisognava pensare al nemico, si spasimava nelle tenerezze amorose quando c'era di bisogno d'azione e di fierezza per le battaglie. Il povero Annibale faceva quel ch'ei poteva per risvegliare il coraggio, ora con la memoria d'un valore andato in fumo, ora co' rimproveri d'una vergogna così poco sentita.
      Intanto i Generali de' Romani si facevano ogni giorno più [abili]: le legioni pigliavano animo addosso a quelle truppe disagguerrite, e qualunque soccorso che venisse di Cartagine non serviva a rimetter gli spiriti a un'armata così illanguidita. Annibale, che quanto maggior brio trovava negl'inimici tanto minor servizio ricavava dai suoi, più pigliava sopra di sè; nè si può credere con qual vigore ei si mantenesse tuttavia in Italia di dove i Romani non lo seppero far uscire altrimenti che con obbligare i Cartaginesi a ritirarnelo.
      Costoro, vinti e scacciati di Spagna, battuti e distrutti in Affrica, per ultimo rimedio ricorsero al loro Annibale. Egli obbedì con l'istessa sommissione che averebbe potuto fare il minimo cittadino, e arrivato a casa trovò ogni cosa in rovina e in disperazione.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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