Pagina (24/263)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ognuno conosce Tiberio, la sua dissimulazione, e quell'umore da non scherzarci. Ma il pretender di ridurlo a non operar mai senza secondi fini, e investirlo per dir così d'un artifizio universale, questo è un conoscer poco gli uomini. La Natura non renunzia mai tanto a se stessa, che ella non si riservi altrettanto jus su le nostre azioni, quanto noi possiamo prenderne su' suoi movimenti. Ne' maneggi eziandio i più premeditati, il naturale ci si riconosce sempre: e a me par gran cosa che chi ebbe la viltà di lasciarsi per tant'anni comandare a bacchetta da Seiano, e più ancora dalle sue infami inclinazioni, abbia potuto in tanta fiacchezza e in tanta prostituzione aver sempre a sua posta l'uso d'un'arte così fina e d'una politica così studiata.
      Nell'avvelenamento di Britannico il lettore trova un incanto così terribile nel vario contegno e nelle smorfie che Tacito fa vedere ne' circostanti, che l'enormità del fatto non fa a un pezzo quell'orrore che averebbe a fare. Lo spavento puerile degli uni, il profondo ruminare degli altri, l'affettata franchezza di Nerone, i dissimulati batticuori d'Agrippina, vi deviano talmente il pensiero dalla laidezza di quella azione e dal miserabile aspetto di quella morte, che il parricida rimane senza la pena della vostra esecrazione, e il povero moribondo se ne va senza la consolazione del vostro compatimento.
      Anche la crudeltà nella morte della Madre è medicata da una condotta troppo divina. Dato che Agrippina fosse veramente rovinata per una cabala di corte così ben condotta, dico, che per servire al costume bisognava nasconder la metà dell'arte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





Tiberio Natura Seiano Britannico Tacito Nerone Agrippina Madre Agrippina