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      Contentiamoci per amor di Dio di non immaginarci un più grand'uomo di questo Padrone dell'Universo, se non vogliamo che le nostre immaginazioni diano affatto nell'immaginario. Se vogliamo far qualcheduno più grande d'Alessandro, leviamogli i vizj d'Alessandro e diamogli qualche virtù che mancava a Alessandro. Non facciamo per esempio maggior di lui Scipione, benchè il maggiore tra' Romani: facciamolo più giusto, più tirante al buono, più temperante, più moderato, più morale.
      Così, i parziali di Cesare in concorrenza d'Alessandro, non mi stiano a venire nè con la maggiore avidità di gloria, nè con la maggior grandezza d'animo, nè con la maggior intrepidità di cuore. La dose di tutte queste virtù fu così intera nel Greco, che ogni poco più ch'ei n'avesse avuto averebbe guastato ogni cosa: mi dicano che il Romano fu più misurato nelle sue imprese, più accorto ne' suoi maneggi, più inteso de' suoi interessi, più padrone di sè nelle sue passioni, e non mi sentiranno fiatare.
      Un finissimo giudice del merito delle persone, volendo dar d'un soggetto la maggiore di tutte l'idee, si contenta d'agguagliarlo a Alessandro: e perchè vorrebbe pur trovar modo di dir qualche cosa di più, senza ardirsi d'attribuirgli qualità maggiori, solamente gli leva le cattive: Magno illi Alexandro par, sed sobrio, nec iracundo.
      Ma forse che il nostro autore ha considerato molto bene tutte queste cose, e forse di qui nasce che per poter egli ricrescer Poro senza dar nel favoloso, ha saltato il fosso con far piccolo Alessandro.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
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