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      O bene o male che s'abbiano gli altri, ai lor occhj tutto è ingiustizia. Il meritar fortuna non è salvaguardia che basti contro la loro invidia: è ben dritto bastante per aspirare al loro compatimento l'aver disgrazia.
      E pure, a sentirgli, non hanno mai altro in bocca che costanza, che generosità, che onore: vero è che vi parlano sempre in un tuono così patetico che in cambio di consolarvi vi fanno cascar le braccia. Si vede proprio in loro una certa sensualità nel compatire che fa aver poc'obbligo alla loro pietà.
      [A detta loro, il governo non val mai nulla: ai vivi man bassa a tutti, quartiere solamente ai morti. Bisogna che diano fuora la loro bile sopra ogni cosa per buona che sia; e se per un po' di buona creanza si voltano in là dal padrone, la versano tutta su 'l favorito. In somma, costoro non vagliono nulla nè per cortigiani, nè per filosofi, nè per amici.
      Incapaci delle suggezioni d'una vita tumultuosa, non sanno adattarsi al riposo d'una vita ritirata: la loro inquietudine gli tiene in un continuo moto senza mai partirsi di dove sono, giusto come chi viaggia in sogno: le loro immaginazioni gli tormentano assai più che non farebbe la verità. E appunto come s'egli avessero sognato tutto il tempo della vita loro, l'ultimo giorno non si trovano niente più là del primo.
      Non siamo più al tempo di far negozio dello sparlar del governo. Chi l'ha in mano non è meno al disopra de' censori per la saviezza della sua condotta che per la maestà del suo essere. Io compatisco veramente i poveri disgustati: ell'è una gran mortificazione per loro il non aver più in mira un Ministro, da servir di pretesto alle loro cabale: tant'è, il broglio non è più il genio del secolo: la Corte si ride di quelli che la disprezzano, e per ripigliare un malcontento ella non si moverebbe di qui a lì: ella non può più di certi che non s'empiono mai, ella è sorda alle loro doglienze, perchè alla fine un si stracca d'aver compassione di chi piagne sempre.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





Ministro Corte