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      Ad abbracciare un consiglio ci vuol docilità: ma perchè si possa abbracciarsi ci vuol discrizione. Non c'è cosa più intollerabile d'un amico che pretenda di farci l'uomo addosso con la sua esperienza, che in tuono magistrale, facendoci una prammatica sanzione d'ogni suo consiglio, ci proscriva ogni dritto d'esaminar quel ch'ei dice, e voglia portarci via d'assalto con l'autorità più tosto che riceverci a pari per via di ragione.
      A ogni proposito sempre sè per esempio: sempre le osservazioni su la vecchia Corte in bocca: i suoi avvenimenti particolari hanno a esser prove universali: tutto quello che allega ha veduto: tutto quello che dice è caricato: e parendogli di dir sempre poco per persuadere, gli riesce di dir sempre troppo per esser creduto.
      Dall'altro canto, anche una troppa mollezza a ricevere il consiglio torna male quanto una troppa durezza in darlo. Vuol esser dare un po' più di consistenza alla prima, e allungare un poco più la seconda. Non è però che alle volte non torni bene il coadiuvare la libertà di chi ci consiglia, con mostrarci facili a venir ne' suoi sentimenti.
      Un buon consiglio in bocca a un amico troppo rispettoso non è più quello: un tantin più di vigore gli dà la vita; ce lo manda più adentro al cuore e ci mette più a partito il cervello. I rimedj più salutevoli rade volte piacciono al gusto, e i Medici migliori non sono i più pietosi.
      Infintanto che ci conosciamo bisognosi di consiglio, bisogna che ci consideriamo come malati. Oh Dio, che questa malattia sarà lunga quanto ell'è universale!


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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