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      L'amico, se vi sovviene, non si sarebbe fermato qui: e dell'umor che egli è, verisimilmente, a lasciarlo fare, ei ci stampava de' ritratti assai riconoscibili di tutti quelli che egli aveva su la sua listra; ma quell'altro che se n'accorse e, secondo ch'egli aveva il segreto, non dovette stimarlo a proposito, prese la parola, e seguitando a discorrere sui i generali, disse molte cose che vi fecero desiderare infin da allora d'averle in scritto. Io per servirvi me ne venni subito a casa, e serratomi in camera, feci uno sforzo di memoria per pigliar nota de' capi: adesso che gli ho distesi, ve gli mando, e ardisco lusingarmi che non gli troverete gran cosa diversi in scritto da quel che gli sentiste in voce.
      Già che voi avete parlato di questo luogo di Luciano, permettetemi, disse, che io v'interrompa e che vi dica che io son con voi che tutto il discorso che fa quest'autore sul modo di scriver istoria sia il non più oltre d'un genio il più delicato dell'antichità. Io quanto a me, tengo che dopo Cicerone e Quintiliano non occorra cercare miglior maestro d'eloquenza di lui: anzi sono d'opinione che tutti i precetti ch'ei dà agl'istorici, tutti, dal primo sino all'ultimo, s'adattino mirabilmente a servir d'istruzione a chiunque fa professione di parlare in pubblico. E questo che io vi dico è tanto vero che io ne ho insin fatto un po' di ristretto con aggiugnerci ancora dimolte altre cose state dette in questo genere da altri uomini grandi, stati innanzi e dopo Luciano, tutto per poter servire d'un modelletto adattabile all'uso corrente.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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