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      Datemi uno che abbia tutto questo fondo, e io gli dirò come egli ha a fare a redurre in pratica quello che ha detto Luciano e tutti gli altri che hanno dato precetti d'eloquenza: io la piglierei per questo verso.
      Se l'elezione del tema depende dall'Oratore, vegga di pigliarlo capace di forza e d'ornamento. Abbia ordine nel suo sistema, collegamento tra' suoi pensieri, e guardarsi che il suo discorso non passi mai un'ora. L'elocuzione pura e adattata al soggetto, convenevole alla sua qualità, al tempo, al luogo, agli uditori: ornata, non lisciata, robusta, non ruvida, parole rancide o troppo nuove nè pur pensiero: le prime hanno del pedante, le seconde dell'affettato. Più che in parer dotto prema in essere intelligibile, e parli di maniera che il volgo l'intenda e i litterati lo stimino. Lontano ugualmente e dal plebeo e dal troppo eroico: molto più dall'emanciparsi infino agli arditi del poetico, di rado non infesti della gonfiezza asiatica, sempre nemica del giudizio e della verità. A questa, e non ad altri, si ricordi sempre d'avere a sacrificare da principio insin da ultimo tutto quel ch'ei dice e tutto quel ch'ei fa; e abituandovisi infino dai primi parti del suo ingegno: molto più quell'interesse che talvolta porterebbe a un'adulazione servile, quel prurito che si ha naturalmente al dir male, e per ultimo quell'amore quasi sempre cieco che ha ognuno ai proprj componimenti. La narrativa, esatta, chiara, serrata, senza il minimo indizio o d'interesse o di poco buona fede. Corra però maestosamente, ma come i fiumi reali, non fracassosamente come i torrenti, mettendo la sua grandezza nelle cose, non nelle parole.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





Luciano Oratore