Pagina (147/263)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Bisogna però dire che la sensualità di Petronio non raffinasse meno su la delicatezza dello spirito che su quella del piacere. Quell'erudito luxu, quell'arbiter elegantiarum la dichiarano per una voluttà ingegnosa, lontanissima dai sentimenti facchini d'un vizioso tutto carnale. E in effetto egli non fu mai tanto ligio de' suoi piaceri ch'ei non conservasse l'independenza del suo talento per gli affari, nè la tranquillità del suo vivere l'indusse mai a dichiarar la guerra alla vita attiva.
      Nel governo di Bitinia seppe far da governatore, e nel consolato da Console: questo bensì, che a rovescio degli altri, che fanno servir la vita alla carica, spogliandosi d'ogni sensibilità per tutto quello che non è dessa o che non ha correlazione con essa, Petronio, in questo sempre superiore, faceva servir le cariche a sè, e per servirmi d'un'espressione di Montagne, non renunziava all'umanità a benefizio della Magistratura. La sua morte, poi, a considerarla in un uomo costituito nelle sue circostanze, se io non m'inganno, non ha la compagna tra quante sono a nostra notizia di tutta l'antichità. In quella di Catone ci trovo dell'ipocondria e della rabbia. La Repubblica disperata, la libertà perduta, l'odio di Cesare, dettero di grandi spinte, e non m'assicurerei che la ferocia del suo naturale in quello stracciar di viscere non s'esaltasse a furore. Socrate, non si può negare, morì da uomaccione e con bastante indifferenza; ma in quel fondo si vede che la morte gli fece caso. Il solo Petronio ha trovato la via d'addomesticare e rammorbidir la sua nella mollezza e nella sbadataggine: sed levia carmina et faciles versus.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





Petronio Bitinia Console Petronio Montagne Magistratura Catone Repubblica Cesare Petronio