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      L'istesso Cesare ne' suoi commentarj non sfugge mai occasione di parlar del genio, de' costumi e della Religione de' popoli ch'egli ha a combattere.
      Tacito, poi, forse dà in eccesso, essendo tutto pieno d'Accuse, di Divieti, di Giudizi e di Leggi.
      Curzio, tuttochè nel suo modo di scriver istoria abbia avuto più mira a dilettare che a istruire, mette pure in bocca a Alessandro le leggi de' Macedoni per farsi forte contro i rimproveri d'Ermolao che aveva cospirato contro la sua vita. Quell'Alessandro, che si direbbe non aver conosciuto altra legge che quella volontà ch'egli ebbe di conquistar il mondo: quello, quello di già reso padrone dell'Universo non isdegna d'appoggiarsi all'autorità delle leggi per giustificar un arbitrio preso di fare staffilare un ragazzo.
      Come non c'è paese che non abbia a cercar di mettersi al coperto dalla violenza straniera quand'egli è debole, o a migliorar la sua condizione con la gloria e con l'utile delle conquiste quand'egli è potente; come non v'è Popolo che non debba assicurar la tranquillità dello stato con la costituzione d'un ottimo governo, e quella della coscienza col difensivo della Religione: Così non v'è Istorico che quando ne piglia a scrivere non abbia a esser informato a fondo di tutti questi varj interessi, e che non abbia a far conoscere quel che può render felici o infelici gli uomini, perchè quello si cerchi e questo si sfugga. Per esempio, nell'istoria di Francia: qualunque guerra s'abbia a descrivere, il mettercisi senza un'intima cognizione delle costituzioni del Regno, della diversità della Religione e della libertà della Chiesa Gallicana, è vanità mera.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
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