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      Certa cosa è che la Commedia non ha a essere più privilegiata delle leggi: le quali, tuttochè sempre fondate su la giustizia, ammettono pure delle differenze particolari secondo i diversi genj delle nazioni che le hanno fatte.
      Ora, se rappresentando noi sul teatro le azioni degli antichi ci corre un obbligo così preciso di mantenere il costume di quei tempi e di conservare il carattere d'uomini morti duemil'anni sono, io non so vedere perchè, rappresentando sul medesimo teatro quello che fanno ogni giorno i vivi, e vivi che stanno a vedere, s'abbia a volere un rigore così duro che non possa esser lecito il lasciarsi andare a secondarne gli umori e i modi più ordinarj di fare.
      Non dico già che s'abbia a dar tanto alla forza del costume che ne venga a patir la ragione, la quale è certo che ha da aver sempre la mano: dico solamente che bisogna che ella ancora abbia un po' di discrizione; perchè nelle cose che hanno puramente a divertire, come è la Commedia, si soffre malvolentieri la suggezione d'una regolarità così severa, e ne' luoghi dove si va per passatempo a nessun piace lo stare a scuola.
     
      Della Commedia Italiana
     
     
      Detto tutto quello che io aveva da dire della Commedia Franzese e della Spagnola, dirò adesso quello che m'occorre dell'Italiana. Io non intendo qui di parlare nè dell'Aminta, nè del Pastor fido, nè della Filli di Sciro, nè d'altri drammi che vi possano essere di questa natura. Per far questo ci vorrebbe altra intelligenza che quella che ho io delle squisitezze della lingua italiana: perchè se bene io disgrado il più appassionato italiano di poter andar più matto dell'Aminta di quello che ne vo io, la stima infinita che io fo di questo componimento depende più dal profondarmi ne' sentimenti del Poeta, e dall'assaporare la delicatezza di certi pensieri, che dal gustar l'espressioni e l'armonia de' versi.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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