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      Una scioccheria arricchita di musiche, di balletti, d'abbattimenti, di machine, di comparse, è una maestosa scioccheria, ma scioccheria sempre: ell'è un fondo barone sotto un bel ricamo che vi muor sù. C'è anche un'altra cosa nell'opere così orribilmente fuori del naturale, che la mia immaginazione non può accomodarcisi. Quel cantare ogni cosa dal principio sino alla fine: giusto come se tutta quella gente che opera si fosse concertata per una spezie di buffoneria di trattare in musica tutti i fatti loro. Spogliamoci un poco de' pregiudizj dell'assuefazione; può egli mai concepirsi che un padrone chiami il servitore o gli commetta un'imbasciata cantando? che un amico faccia una confidenza in musica all'amico, che un Principe, che un Generale deliberi in un consiglio e dia gli ordini su le note, e che melodiosamente s'ammazzino gli uomini a colpi di spada e di partigiana in un combattimento? Non è egli questo un far perdere ogn'idea di quello che s'intende di far vedere, che assolutamente ha [a] andare innanzi all'abbellimento dell'armonia, introdotta dai grandi intendenti della scena per un semplice accessorio, dopo pensato, ripensato e ben digerito tutto quello che risguarda il suggetto e il componimento? E pure la grandezza del Musico va innanzi a quella dell'Eroe; Luigi, il Cavallo, il Cesti sono la prima cosa che si presenti all'immaginazione. La mente, che non può concepire un Eroe che canti, si ferma in quello che fa cantare, e nessuno mi negherà che nelle rappresentazioni del Palazzo Reale non si pensi cento volte più a Battista che a Cadmo e a Tesèo. Io non dico per questo che la musica s'abbia a escludere in tutto e per tutto dal teatro.


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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