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      L'istesso per l'appunto negli strumenti, e particolarmente ne' concerti. Non pretendete mai dai franzesi che vi suonino una cosa all'improviso. Iddio vi liberi: tanti ciechi che facciano alle bastonate; vogliono esser prove e riprove, e poi ricominciarsi da capo: ma è ben vero che dopo queste infinite prove, a volergli arrivare, le prove toccano a fare agli altri. Gl'Italiani, profondi nella musica, ci avventano agli orecchj quel loro sapere così nudo e crudo. I franzesi non si contentano di levar dal loro quelle prime, dirò, sbavature del getto, che scuoprono lo stento del Compositore: hanno, in quel che si chiama esecuzione, un certo segreto che fa pigliare a quelle cose una pulitura che ve la fa proprio sdrucciolare insino al cuore. N'è mancato poco che io non lasci di dir delle machine, tanto è facile il dimenticarsi di quelle cose che si vorrebbono veder levate. Le machine, se io non m'inganno, piaceranno sempre più agl'Ingegneri e ad altri simili professori o curiosi d'artifizj mecanici, che alle persone d'un certo gusto che voglio dir io. Più queste cose giungono nuove, più fanno perdere il filo dell'azione, e più maravigliose sono, più l'impressione che lasciano sfrutta l'anima di quel tenero che torna tanto bene per renderla maggiormente sensibile alle delicatezze della musica. Gli antichi, fuori dell'occasione d'aver a far venire qualche Deità, non si servivano di machine, e in questo caso i Poeti avevano quasi sempre delle fischiate per essersi lasciati ridurre a questa necessità. Se si vuol la spesa, manca forse da spendere nell'ornato del teatro e nella ricchezza delle scene, degli abiti e delle comparse, cose tutte tanto più naturali e tanto più facili e sicure nell'esecuzione, che non sono le machine?


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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263

   





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