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Il malese fu pronto ad obbedire.
— Dimmi, malese, — disse la Tigre, piantandogli in viso due occhi che mettevano paura, — sai come è morto il Ragno di Mare?
 — Sì — rispose Patan rabbrividendo, nel vedere il pirata tanto accigliato.
 — Quando io monto all'abbordaggio, sai qual è il tuo posto?
 — Dietro di voi.
 — E tu non c'eri e qui il Ragno è morto in vece tua.
 — È vero, capitano.
 — Dovrei farti fucilare per questa tua mancanza, ma tu sei un prode e io non amo sacrificare inutilmente i coraggiosi. Al primo abbordaggio tu ti farai uccidere alla testa dei miei uomini.
 — Grazie, Tigre.
 — Sabau — chiamò poscia Sandokan.
 Un altro malese, che aveva una profonda ferita attraverso il viso, si fece innanzi.
 — Sei stato tu il primo a saltare, dopo di me, sulla giunca? — gli chiese Sandokan.
 — Sì, Tigre.
 — Sta bene. Quando Patan sarà morto, tu gli subentrerai nel comando.
 Ciò detto attraversò a lenti passi il ponte e discese nella sua cabina situata a poppa.
 Durante la giornata i due prahos continuarono a veleggiare in quel tratto di mare compreso fra Mompracem e le Romades all'ovest, la costa del Borneo all'est e nord-est e Labuan e le Tre Isole al nord, senza incontrare alcun legno mercantile.
 La sinistra fama che godeva la Tigre si era sparsa in quei mari e pochissimi legni ardivano avventurarsi in quei luoghi. I più fuggivano quei paraggi, scorrazzati continuamente dai legni corsari e si tenevano sotto le coste, pronti, al primo pericolo, a gettarsi a terra onde salvare almeno la vita. Appena la notte cadde, i due legni terzarolarono le loro grandi vele onde premunirsi contro gli improvvisi colpi di vento, e si avvicinarono l'un l'altro per non perdersi di vista ed essere pronti a soccorrersi vicendevolmente.
 
        
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