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— esclamò. — Vieni Patan; vedo del sangue!...
Si scagliò a balzi di tigre attraverso la foresta, seguito dal malese che, quantunque agile come un cervo, stentava a tenergli dietro.
 TIGRI E LEOPARDIIn meno di dieci minuti, i due pirati giunsero sulla riva del fiumicello. Tutti i loro uomini erano saliti a bordo dei prakos e stavano abbassando le vele essendo il vento caduto.
 — Cosa succede? — chiese Sandokan, balzando sul ponte.
 — Capitano, siamo assaliti — disse Giro-Batol. — Un incrociatore ci sbarra la via alla foce del fiume.
 — Ah! — disse la Tigre. — Vengono ad assalirmi anche qui questi inglesi? Ebbene tigrotti, impugnate le armi e usciamo in mare. Mostreremo a questi uomini come combattono le tigri di Mompracem!
 — Viva la Tigre! — urlarono i due equipaggi, con terribile entusiasmo. — All'abbordaggio! All'abbordaggio!
 Un istante dopo i due legni scendevano il fiumicello e tre minuti più tardi uscivano in pieno mare.
 A seicento metri dalla costa, un grande vascello, della portata di oltre millecinquecento tonnellate e potentemente armato, navigava a piccolo vapore chiudendo la via dell'ovest.
 Sul suo ponte si udivano rullare i tamburi che chiamavano gli uomini ai posti di combattimento e si udivano i comandi degli ufficiali. Sandokan guardò freddamente quel formidabile avversario e, anziché spaventarsi della sua mole, delle sue numerose artiglierie e del suo equipaggio tre e forse quattro volte più numeroso, tuonò:
 — Tigrotti, ai remi!
 I pirati si precipitarono sotto il ponte mettendo mano ai remi, mentre gli artiglieri puntavano i cannoni e le spingarde.
 
        
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