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      — Ora a noi due, vascello maledetto — disse Sandokan, quando vide i prahos filare come frecce sotto la spinta dei remi.
      Subito un getto di fuoco balenò sul ponte dell'incrociatore e una palla di grosso calibro fischiò fra gli alberi del praho.
      — Patan! — gridò Sandokan. — Al tuo cannone!
      Il malese, che era uno dei migliori cannonieri che vantasse la pirateria, diede fuoco al suo pezzo. Il proiettile, che si allontanava fischiando, andò a schiantare l'asta della bandiera.
      Il legno da guerra, invece di rispondere, virò di bordo presentando i sabordi di babordo, dai quali uscivano le estremità di una mezza dozzina di cannoni.
      — Patan non perdere un solo colpo — disse Sandokan, mentre una cannonata rimbombava sul praho di Giro-Batol. — Fracassa gli alberi a quel maledetto, schiantagli le ruote, smontagli i pezzi e quando non avrai più occhio sicuro, fatti uccidere.
      In quell'istante l'incrociatore parve incendiarsi. Un uragano di ferro attraversò l'aria e colpì in pieno i due prahos rasandoli come pontoni. Urla spaventevoli di rabbia e di dolore si alzarono fra i pirati, soffocate da una seconda bordata che mandò sottosopra remiganti, artiglierie ed artiglieri. Ciò fatto il legno da guerra, avvolto fra turbini di fumo nero e bianco, virò di bordo a meno di quattrocento passi dai prahos e si portò un chilometro più lontano, pronto a ricominciare il fuoco. Sandokan, rimasto illeso, ma atterrato da un pennone, si era tosto rialzato.
      — Miserabile! — tuonò egli, mostrando le pugna al nemico. — Vile, tu fuggi, ma ti raggiungerò!


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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