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      Il pirata, uno dei più valorosi, che si era già guadagnato il grado di sottocapo, dopo d'aver giuocata venti volte la propria pelle, accorse.
      — Patan e Giro-Batol sono morti — gli disse Sandokan con un sospiro. — Si sono fatti uccidere sul loro praho, alla testa dei valorosi che cercavano di trascinare addosso alla nave maledetta. Il comando spetta ora a te e te lo conferisco.
      — Grazie, Tigre della Malesia.
      — Tu sarai valoroso al pari di loro.
      — Quando il mio capo mi comanderà di farmi uccidere, sarò pronto ad obbedirlo.
      — Ora aiutami.
      Radunarono le loro forze, spinsero a poppa il cannone e le spingarde, e le puntarono verso la piccola baia onde spazzarla a colpi di mitraglia, nel caso che le scialuppe dell'incrociatore avessero tentato di forzare la foce del fiumicello.
      — Ora possiamo essere sicuri — disse Sandokan. — Hai mandato due uomini alla foce?
      — Sì, Tigre della Malesia. Devono essersi imboscati fra i canneti.
      — Benissimo.
      — Aspetteremo la notte per uscire in mare?
      — Sì, Sabau.
      — Ci riuscirà d'ingannare l'incrociatore?
      — La luna si alzerà tardi assai e forse farà a meno di mostrarsi. Vedo alzarsi delle nubi dal sud.
      — Faremo rotta su Mompracem, capo?
      — Direttamente.
      — Ed invendicati?
      — Siamo troppo pochi, Sabau, per affrontare l'equipaggio dell'incrociatore e, poi, come rispondere alle sue artiglierie? Il nostro legno non è più in grado di sostenere un secondo combattimento.
      — È vero, capo.
      — Pazienza per ora; il giorno della rivincita verrà e ben presto.
      Mentre i due capi chiacchieravano, i loro uomini lavoravano con febbrile accanimento.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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