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      Però Sandokan aveva udito lo scricchiolìo ben noto delle carabine che venivano armate ed aveva scorto gli artiglieri curvarsi silenziosamente sul pezzo di cannone e sulle due spingarde. Passarono alcuni minuti d'angosciosa aspettazione per tutti, poi si udirono verso prora e sotto la chiglia degli scricchiolii. Il praho, sollevato dalla marea che montava rapida, scivolava sul banco di sabbia. Ad un tratto si liberò da quel fondo tenace, ondulando lievemente.
      — Spiegate una vela — comandò brevemente Sandokan agli uomini di manovra.
      — Basterà, capo? — chiese Sabau.
      — Per ora sì.
      Un momento dopo una vela latina venne spiegata sul trinchetto. Era stata dipinta in nero, sicché doveva confondersi completamente colle ombre della notte.
      Il praho affrettò la discesa, seguendo i serpeggiamenti del fiumicello. Superò felicemente la barra passando fra i banchi di sabbia e le scogliere, attraversò la piccola baia e uscì silenziosamente in mare.
      — Il vascello? — chiese Sandokan, scattando in piedi.
      — Eccolo laggiù, a mezzo miglio da noi — rispose Sabau.
      Nella direzione indicata si scorgeva confusamente una massa oscura, sopra la quale volteggiavano di quando in quando dei piccoli punti luminosi, certamente delle scorie sfuggite dalla ciminiera.
      Ascoltando attentamente, si udivano anche i sordi brontolii delle caldaie.
      — Ha i fuochi ancora accesi — mormorò Sandokan. — Egli adunque ci aspetta.
      — Passeremo inosservati, capo? — chiese Sabau.
      — Lo spero. Vedi nessuna scialuppa?
      — Nessuna, capo.
      — Rasenteremo prima la spiaggia, per meglio confonderci colla massa delle piante, poi prenderemo il largo.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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