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      Stette parecchie ore disteso sotto le larghe foglie dell'arecche, guardando cupamente le onde che venivano a morire quasi ai suoi piedi con mille mormorii. Pareva che cercasse, sotto quelle acque, gli scafi dei suoi due legni colati in quei paraggi o i cadaveri dei suoi disgraziati compagni.
      Una febbre fortissima intanto lo assaliva, mentre sentiva ondate di sangue salirgli al cervello. La ferita gli produceva spasimi incessanti, ma nessun lamento usciva dalle labbra del formidabile uomo.
      Alle otto il sole precipitò all'orizzonte e, dopo un brevissimo crepuscolo, le tenebre calarono sul mare ed invasero la foresta.
      Quell'oscurità produsse un'inesplicabile impressione sull'animo di Sandokan. Ebbe paura della notte, lui, il fiero pirata, che non aveva mai temuto la morte e che aveva affrontato con coraggio disperato i pericoli della guerra ed i furori delle onde!
      — Le tenebre! — esclamò egli sollevando la terra colle unghie. — Io non voglio che scenda la notte!... Io non voglio morire!...
      Si compresse con ambo le mani la ferita, poi si alzò di scatto. Guardò il mare ormai diventato nero come se fosse di inchiostro; guardò sotto gli alberi indagando la loro cupa ombra; poi, preso forse da un improvviso assalto di delirio, si mise a correre come un pazzo, internandosi nella selva. Dove andava? Perché fuggiva? Certamente una strana paura l'aveva invaso. Nel suo delirio gli pareva di udire in lontananza l'abbaiare di cani, grida d'uomini, ruggiti di fiere. Egli credeva forse di essere già stato scoperto e di venire inseguito.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





Sandokan