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      — Via di qua, cani! — urlava. — Cosa volete da me?... Io sono la Tigre della Malesia e non vi temo!... Venite ad assalirmi se l'osate!...
      «Ah! Voi ridete?... Mi credete impotente perché i leopardi hanno ferita e vinta la Tigre?... No, non ho paura!...
      «Perché mi guardate con quegli occhi di fuoco?... Perché venite a danzarmi intorno?... Anche tu Patan vieni a deridermi?.. Anche tu Ragno di Mare?... Maledetti, vi ricaccerò nell'inferno da cui siete usciti!... E tu Kimperlain, cosa vuoi?... non è bastata dunque la mia scimitarra ad ucciderti... Via tutti, tornate in fondo al mare... nel regno delle tenebre... negli abissi della terra o vi ucciderò ancora tutti!...
      «E tu Giro-Batol cosa vuoi? La vendetta? Sì tu l'avrai perché la Tigre guarirà... tornerà a Mompracem... armerà i suoi prahos... verrà qui a esterminare i leopardi inglesi tutti... tutti fino all'ultimo!...»
      Il pirata si arrestò colle mani attorno ai capelli, gli occhi strambuzzati, i lineamenti spaventosamente alterati, quindi alzatosi di scatto riprese la sua pazza corsa, urlando:
      — Sangue!... Datemi del sangue che spenga la mia sete!... Io sono la Tigre del mar Malese...
      Corse per parecchio tempo, sempre urlando e minacciando. Uscì dalla foresta e si precipitò attraverso una prateria all'estremità della quale gli parve di vedere confusamente una palizzata, poi si arrestò ancora cadendo sulle ginocchia. Era sfinito, anelante.
      Rimase alcuni istanti, accasciato su se stesso, poi tentò ancora di rialzarsi, ma ad un tratto le forze gli vennero meno, un velo di sangue gli coprì gli occhi e stramazzò al suolo, mandando un ultimo urlo che si perdette fra le tenebre.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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