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      Sulla copertina vi era un nome impresso a lettere d'oro.
      — Marianna! — lesse egli. — Cosa vuol dire ciò? È un nome o una parola che io non comprendo?
      Tornò a leggere e, cosa strana, si sentì agitato da una sensazione ignota. Qualche cosa di dolce colpì il cuore di quell'uomo, quel cuore che era di acciaio e che restava chiuso alle più tremende emozioni.
      Aprì il libro: era coperto d'un carattere leggero, elegante e nitido, ma non riuscì a comprendere quelle parole, quantunque alcune somigliassero alla lingua del portoghese Yanez. Senza volerlo, ma spinto da una forza misteriosa, prese delicatamente quel fiore che poco prima aveva veduto e lo mirò a lungo. Lo fiutò più volte procurando di non guastarlo con quelle dita che altro non avevano stretta che l'impugnatura della scimitarra, provando per la seconda volta una strana sensazione, un misterioso tremito, un non so che nel cuore; poi quell'uomo sanguinario, quell'uomo di guerra, si sentì vincere da un vivo desiderio di portarlo alle labbra!...
      Lo ripose quasi con dispiacere fra le pagine, chiuse il libro e lo ricollocò sullo sgabello. Era tempo: la maniglia della porta girò ed un uomo si fece innanzi, camminando lentamente e con quella rigidezza che è particolare agli uomini di razza anglosassone.
      Era un europeo, a giudicarlo dalla tinta della pelle, di statura piuttosto alta e ben complessa. Dimostrava circa cinquanta anni, aveva il viso incorniciato da una barba rossiccia, ma che cominciava ad incanutire, due occhi azzurri, profondi, e nell'insieme si comprendeva un uomo abituato a comandare.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





Yanez