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Poi, cambiando tono, chiese: — È vero che i pirati vi hanno gravemente ferito?
— Sì, è vero — rispose Sandokan con voce sorda. — Mi hanno vinto e ferito, ma un giorno sarò guarito e allora guai a coloro che mi hanno fatto mordere la polvere.
 — E soffrite molto?
 — No, milady ed ora meno di prima.
 — Spero che guarirete presto.
 — Il nostro principe è vigoroso, — disse il lord, — e non mi stupirei di vederlo in piedi fra una decina di giorni.
 — Lo spero — rispose Sandokan.
 Ad un tratto, egli che non staccava i suoi occhi dal viso della giovanetta, sulle cui gote scorreva di quando in quando una nube rosea, si raddrizzò impetuosamente, esclamando:
 — Milady!...
 — Mio Dio, cosa avete? — chiese la lady avvicinandosi.
 — Ditemi, voi portate un nome infinitamente più bello di quello di Marianna Guillonk, è vero?
 — Quale mai? — chiesero ad un tempo il lord e la giovane contessa.
 — Sì, sì! — esclamò Sandokan con maggior forza. — Non potete essere che voi la creatura che tutti gli indigeni chiamano la «Perla di Labuan»!...
 Il lord fece un gesto di sorpresa e una profonda ruga gli solcò la fronte.
 — Amico mio — disse con voce grave. — Come mai voi sapete ciò, mentre mi avete detto che venivate dalla lontana penisola malese?
 — Non è possibile che questo soprannome sia giunto fino al vostro paese — aggiunse lady Marianna.
 — Non lo udii a Shaja, — rispose Sandokan, che per poco non si era tradito, — ma bensì alle Romades sulle cui spiagge sbarcai giorni sono. Colà mi parlarono d'una fanciulla d'incomparabile bellezza, dagli occhi azzurri, dai capelli profumati come i gelsomini del Borneo; di una creatura che cavalcava come una amazzone e che cacciava arditamente le fiere; di una vaga giovanetta che in certe sere, al tramonto del sole, si vedeva apparire sulle sponde di Labuan, affascinando con un canto più dolce del mormorio dei ruscelli i pescatori delle coste.
 
        
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