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      Appena fuori, il drappello si divise, dovendo frugare un grande bosco che si prolungava fino al mare.
      Sandokan, che montava un focoso animale, si cacciò in uno stretto sentiero, spingendosi audacemente innanzi onde essere il primo a scovare la belva; gli altri presero differenti direzioni ed altri sentieri.
      — Vola, vola! — esclamò il pirata, spronando furiosamente il nobile animale, che seguiva alcuni cani abbaianti. — Bisogna che io mostri a quell'impertinente ufficiale, di quanto io sia capace. No, non sarà lui che offrirà la pelle della tigre alla lady, dovessi perdere le braccia o farmi sbranare.
      In quell'istante uno squillo di trombi echeggiò in mezzo al bosco.
      — La tigre è stata scoperta — mormorò Sandokan. — Vola, destriero, vola!... Attraversò come un lampo un lembo di foresta irta di durion, di cavoli palmisti, di arecche e di colossali alberi della canfora e giunse addosso a sei o sette battitori che fuggivano.
      — Dove correte? — chiese.
      — La tigre! — esclamarono i fuggiaschi.
      — Dov'è?
      — Presso lo stagno!
      Il pirata discese di sella, legò il cavallo al tronco di un albero, si mise il kriss fra i denti e afferrata la carabina si spinse verso lo stagno indicato.
      Si sentiva nell'aria un forte odore di selvatico, odore particolare ai felini e che dura qualche tempo anche dopo il loro passaggio.
      Guardò sui rami degli alberi dai quali la tigre poteva balzargli addosso e seguì con precauzione le rive dello stagno, la cui superficie era stata smossa.
      — La belva è passata di qui — disse. — La furba ha passato lo stagno per far perdere le tracce ai cani, ma Sandokan è una tigre più astuta.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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