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      Forse col costume che indosso mi sarà facile sfuggire agli inseguitori e prendere imbarco su qualche legno diretto alle Romades. Di là potrò raggiungere Mompracem e allora.. Ah! Marianna, mi rivedrai presto, ma terribile vincitore!...
      A quel nome, quasi involontariamente evocato, la fronte del pirata si oscurò e i lineamenti gli si contrassero dolorosamente. Portò le mani al cuore e sospirò.
      — Silenzio, silenzio — mormorò egli, con voce cupa. — Povera Marianna, chi sa a quest'ora quali ansie agiteranno il suo cuore. Forse mi crederà vinto, ferito, o incatenato come una belva feroce, fors'anche morto.
      «Darei tutto il mio sangue, goccia a goccia, per rivederla un solo istante, per dirle che la Tigre è viva ancora e che ritornerà!
      «Orsù, coraggio, che ne ho bisogno. Questa notte abbandonerò questi lidi inospitali, portando con me il suo giuramento e ritornerò alla selvaggia mia isola. «E poi che cosa farò io? Darò io un addio alla mia vita d'avventuriere, alla mia isola, ai miei pirati, al mio mare? Ho giurato a lei tutto ciò e per quella creatura sublime, che ha saputo incatenare il cuore inaccessibile della Tigre della Malesia, tutto farò.
      «Silenzio, non nominiamola più o io impazzisco. Avanti, tiriamo innanzi.»
      Si rimise in cammino, con passo più rapido, comprimendosi fortemente il petto, come se volesse soffocare i battiti precipitosi del cuore. Camminò tutta la notte, attraversando ora dei gruppi di giganteschi alberi, delle piccole foreste ed ora delle praterie avvallate e ricche di torrenti, di stagni, cercando di orientarsi colle stelle.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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