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— Non vi sono che pochissime persone che mi conoscono e sono certo che quelle non le ritroverò sui miei passi.
 — Avete fatto delle relazioni adunque?
 — E con delle persone importanti, con baroni e conti — disse Sandokan.
 — Voi la Tigre della Malesia? — esclamò Giro-Batol, stupito.
 Poi guardando Sandokan con un certo imbarazzo, gli chiese esitando:
 — E la fanciulla bianca?
 — La Tigre della Malesia rialzò bruscamente il capo, fissò sul malese uno sguardo che mandava cupi bagliori, poi con un sospiro profondo, disse:
 — Taci, Giro-Batol. Taci! Non risvegliare in me terribili ricordi!...
 Stette alcuni istanti silenzioso, tenendosi il capo stretto fra le mani e gli occhi fissi nel vuoto poi parlando come fra sé, riprese:
 — Ritorneremo presto, qui, su quest'isola. Il destino sarà più potente della mia volontà e poi... anche a Mompracem, fra i miei valorosi, come dimenticarla? La sconfitta non bastava adunque? Dovevo lasciare anche il cuore su quest'isola maledetta!...
 — Di chi parlate, mio capitano? — chiese Giro-Batol, al colmo della sorpresa. Sandokan si passò una mano sugli occhi come se volesse cancellare una visione, poi scuotendosi, disse:
 — Non chiedermi nulla, Giro-Batol.
 — Ma ritorneremo qui, è vero?
 — Sì.
 — E vendicheremo i nostri compagni morti combattendo sulle spiagge di questa terra esecrata.
 — Sì, ma forse sarebbe meglio per me di non riveder più mai questa isola.
 — Cosa dite capitano?
 — Dico che quest'isola potrà dare un colpo mortale alla potenza di Mompracem e forse incatenare per sempre la Tigre della Malesia.
 
        
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