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      Sfidare il mare con simile barca di forme barocche era una temerità senza pari, poiché sarebbero bastate poche onde per rovesciarla, ma i due pirati non erano persone da spaventarsi.
      Giro-Batol fu il primo a balzarvi dentro ed alzare un alberetto a cui aveva adattata una piccola vela di fibre vegetali accuratamente intrecciate.
      — Venite capitano — diss'egli disponendosi a prendere i remi. — Fra pochi minuti la via potrebbe esserci tagliata.
      Sandokan, cupo, colla testa china e le braccia sul petto, stava ancora a terra guardando verso l'est, come se cercasse di discernere, fra la profonda oscurità ed i grandi alberi, l'abitazione della «Perla di Labuan». Pareva che ignorasse che il momento della fuga era giunto e che un piccolo ritardo poteva riuscirgli fatale.
      — Capitano — ripetè il malese. — Volete farvi prendere dagli incrociatori? Venite, venite, o sarà troppo tardi.
      — Ti seguo — rispose Sandokan con voce triste. Balzò nella canoa, chiudendo gli occhi e mandando un profondo sospiro.
      IN ROTTA PER MOMPRACEMIl vento soffiava dall'est, vale a dire che non poteva essere più favorevole. La canoa, colla sua vela tesa, filava abbastanza rapidamente inclinata sul tribordo, frapponendo, fra il pirata che si sentiva estremamente commosso e la povera Marianna, il vasto mare della Malesia.
      Sandokan, assiso a poppa, colla testa tra le mani, non parlava e teneva gli occhi fissi su Labuan che a poco a poco smarrivasi fra le tenebre; Giro-Batol assiso a prua, felice, sorridente chiacchierava per dieci, tenendo gli occhi verso l'ovest, là dove si doveva mostrare la formidabile isola di Mompracem.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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