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      — Ah!... Finalmente ti rivedo — esclamò.
      — Siamo salvi, Tigre — disse il malese, che pareva impazzisse dalla gioia. Sandokan lo guardò quasi stupito.
      — Merito ancora adunque questo nome, Giro-Batol? — chiese egli.
      — Sì, capitano.
      — Eppure credevo di non meritarlo più — mormorò Sandokan, sospirando. Afferrò la pagaia che serviva da timone e diresse la canoa verso l'isola che si immergeva lentamente fra le tenebre. Alle dieci, i due pirati, senza essere stati scorti da alcuno, approdavano presso la grande rupe.
      Sandokan, nel riporre i piedi sulla sua isola, respirò a lungo e forse in quel momento non rimpiangeva Labuan, e forse anche per un momento dimenticò Marianna.
      Girò rapidamente attorno alla rupe e raggiunse i primi gradini della tortuosa scala che menava alla grande capanna.
      — Giro-Batol — disse, volgendosi verso il malese che si era arrestato. — Torna alla tua capanna, avverti i miei pirati del mio arrivo, ma di' loro che mi lascino tranquillo poiché lassù devo dire certe cose, che devono essere un segreto per voi.
      — Capitano, nessuno verrà a disturbarvi, poiché tale è il vostro desiderio. Ed ora, lasciate che vi ringrazi di avermi ricondotto qui e che vi dica che se vi occorre un uomo da sacrificare, fosse pure per salvare un inglese o una donna della loro razza, sarò sempre pronto.
      — Grazie, Giro-Batol, grazie... ed ora vattene! — il pirata, ricacciando in fondo al cuore il ricordo di Marianna, involontariamente evocato dal malese, salì i gradini, elevandosi fra le tenebre.
      AMORE ED EBBREZZA


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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