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      Domani la spedizione sarà pronta a salpare.
      — A domani, Yanez.
      — Addio fratello — rispose il portoghese, e uscì scendendo lentamente la scaletta. Sandokan, rimasto solo, tornò a sedersi dinanzi al tavolo, più cupo e più agitato che mai, facendo saltare i tappi di parecchie bottiglie di whisky.
      Si sentiva il bisogno di stordirsi, per dimenticare per alcune ore almeno quella giovanetta che lo aveva stregato e per calmare l'impazienza che lo rodeva. Si mise a bere con una specie di rabbia, vuotando uno dopo l'altro parecchi bicchieri.
      — Ah! — esclamò egli. — Potessi addormentarmi e non risvegliarmi che a Labuan. Sento che questa impazienza, che questo amore, che questa gelosia mi ucciderà. Sola!... Sola a Labuan!... E forse mentre io sono qui, il baronetto le farà la corte.
      Si alzò in preda a un violento impeto di furore e si mise a passeggiare come un pazzo rovesciando le sedie, infrangendo le bottiglie ammucchiate negli angoli, spezzando i vetri dei grandi scaffali ripieni di oro e di gioie e si fermò dinanzi all'armonium.
      — Darei mezzo del mio sangue per poter imitare una di quelle care romanze che ella mi cantava quando languivo vinto e ferito nella villa del lord. E non è possibile, non mi rammento più nulla! Era una lingua straniera la sua, ma una lingua celeste che Marianna sola poteva conoscere. Oh, come eri bella allora, «Perla di Labuan»! Quale ebbrezza, quale felicità tu versavi nel mio cuore, in quei sublimi momenti, o mia diletta fanciulla.
      Fece scorrere le dita sulla tastiera suonando una romanza selvaggia, vertiginosa, di un effetto strano, nella quale pareva talora di udire gli scrosci di un uragano o i lamenti di gente che muore.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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