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      — Dove l'hai fatto prigioniero?
      — Presso Labuan.
      — Narra ogni cosa.
      — Stavo perlustrando le spiagge, quando vidi un canotto montato da quell'uomo sbucare dalla foce d'un piccolo fiumicello. Il briccone doveva avere dei compagni sulle due rive, poiché lo udivo di frequente a mandare dei fischi acutissimi. «Feci subito mettere in mare la scialuppa e con dieci uomini gli diedi la caccia, sperando che mi desse vostre notizie.
      «La cattura non fu difficile, ma quando volli abbandonare la foce del fiumicello, m'accorsi che la via era stata chiusa da una cannoniera. Impegnai risolutamente la lotta, scambiando palle e mitraglia in abbondanza. Una vera tempesta, mio capitano, che mi distrusse mezzo equipaggio e che mi rovinò il legno, ma che ridusse a mal partito anche la cannoniera.
      «Quando vidi che il nemico si ritirava, con due bordate presi il largo tornandomene qui più che in fretta.»
      — E quel soldato viene proprio da Labuan?
      — Sì, mio capitano.
      — Grazie, Pisangu. Conducete il soldato.
      Quel disgraziato era stato di già spinto sulla spiaggia e circondato dai pirati i quali avevano già cominciato a maltrattarlo ed a strappargli di dosso i galloni di caporale.
      Era un giovanotto di venticinque o ventotto anni, grasso, di statura piuttosto bassa, biondo, roseo e paffuto.
      Pareva assai spaventato di trovarsi in mezzo a quelle bande di pirati, però nessuna parola gli usciva dalle labbra.
      Vedendo Sandokan, si sforzò di sbozzare quel sorriso, poi disse con certo tremito nella voce:
      — La Tigre della Malesia.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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