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Ed ora, imbarchiamoci, Yanez.
LA SPEDIZIONE CONTRO LABUANI novanta uomini s'imbarcarono sui prahos: Yanez e Sandokan presero posto sul più grande e più solido, che portava doppi cannoni e una mezza dozzine di grosse spingarde e che per di più era difeso da grosse lamine di ferro.
 Le ancore vennero salpate, le vele orientate e la spedizione uscì dalla baia fra le acclamazioni delle bande affollate sulla riva e sui bastoni.
 Il cielo era sereno e il mare liscio come se fosse d'olio, però verso il sud apparivano alcune nuvolette di una tinta particolare, di una forma strana e che nulla presagivano di buono.
 Sandokan, che oltre ad essere un cannocchiale eccellente era anche buon barometro, fiutò un prossimo perturbamento atmosferico, tuttavia non si inquietò.
 — Se gli uomini non sono capaci di arrestarmi, tanto meno lo farà la tempesta. Mi sento tanto forte da sfidare anche i furori della natura — disse.
 — Temi un violento uragano? — chiese Yanez.
 — Sì, ma non mi farà tornare indietro. Anzi ci sarà favorevole, fratellino mio, poiché potremo sbarcare senza essere inquietati dagli incrociatori.
 — E appena a terra, cosa farai?
 — Non lo so ancora, ma mi sento capace di tutto, di affrontare anche l'intera squadra inglese se cercasse di sbarrarmi la via, come di lanciare i miei uomini contro la villa per espugnarla.
 — Se tu annunci lo sbarco con qualche battaglia, il lord non rimarrà più fra boschi, ma fuggirà a Vittoria sotto la protezione del forte e dei navigli.
 — È vero, Yanez — rispose Sandokan, sospirando.
 
        
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