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      I pirati, non ostante i violenti rollii, si precipitarono verso i cannoni e le spingarde per rispondere, ma Sandokan li arrestò con un gesto.
      Infatti non vi era bisogno. Il gran vascello, che si sforzava di tener testa alle onde che lo assalivano a prua, inabissandosi quasi tutto sotto il peso della sua costruzione in ferro, veniva suo malgrado trascinato verso il nord. In brevi istanti fu tanto lontano da non temere più le sue artiglierie.
      — Peccato che mi abbia trovato in mezzo a questa tempesta — disse Sandokan con accento tetro. — L'avrei assalito ed espugnato malgrado la sua mole ed il suo equipaggio.
      — Meglio così, Sandokan — disse Yanez. — Che il diavolo se lo porti e lo cacci in fondo al mare.
      — Ma cosa faceva quel legno in pieno mare mentre tutti cercano un rifugio? Che siamo vicini a Labuan?
      — Lo sospetto anch'io.
      — Vedi nulla dinanzi a noi?
      — Nulla fuorché montagne d'acqua.
      — Eppure sento che il mio cuore batte forte, Yanez.
      — I cuori talvolta s'ingannano.
      — Non il mio. Ah!...
      — Cosa hai veduto?
      — Un punto oscuro verso l'est. L'ho distinto al chiarore d'un lampo.
      — Ma quand'anche fossimo presso Labuan, come vorresti approdare con simile tempo?
      — Approderemo, Yanez, dovessi mandare in frantumi il mio legno.
      In quel momento si udì un malese gridare dall'alto del pennone di trinchetto:
      — Terra dritto l'asta di prua!... Sandokan mandò un grido di gioia:
      — Labuan!... Labuan!... — esclamò. — A me la ribolla.
      Riattraversò il ponte malgrado le onde che lo spazzavano ad ogni istante e si mise al timone, lanciando il praho sulla via dell'est.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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