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      — Spero che non ardirai avvicinarti alla villa di giorno.
      — Ma questa sera nessuno mi tratterrà.
      Poi aggiunse coll'intonazione di una persona che voglia esprimere l'eternità:
      — Dodici ore ancora!... Quale tortura!...
      — Nella foresta il tempo passa presto, Sandokan — rispose Yanez sorridendo.
      — Andiamo.
      — Sono pronto a seguirti.
      Si gettarono in ispalla le carabine, si cacciarono nelle tasche le munizioni e si internarono nella grande foresta, cercando però di non allontanarsi troppo dalla spiaggia.
      — Eviteremo le profonde insenature che descrive la costa — disse Sandokan.
      — La via sarà meno facile ma più breve.
      — Badiamo a non smarrirci.
      — Non temere, Yanez!
      La foresta non presentava che rari passaggi, ma Sandokan era un vero uomo dei boschi, che sapeva strisciare come un serpente e dirigersi anche senza stelle e senza sole. Si diresse verso il sud, tenendosi a breve distanza dalla costa onde cercare prima di tutto il fiumicello entro cui erasi cacciato nella precedente spedizione. Giunto là non era difficile raggiungere la villa che il pirata sapeva essere lontana forse un paio di chilometri. La via però, di mano in mano che procedevano verso il sud, diventava più difficile in causa della strage fatta dall'uragano. Numerosi alberi, abbattuti dal vento, sbarravano i passaggi, costringendo i due pirati a fare ardite ascensioni e lunghi giri. Poi erano ammassi immensi di rami che imbarazzavano la loro via e immense quantità di liane che si allacciavano alle loro gambe, ritardando il loro cammino.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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