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      Malgrado quei numerosi ostacoli, Sandokan non si arrestava. Continuò a marciare fino al tramonto, senza mai esitare sulla via da prendere. Calava la sera e già Sandokan disperava di trovare il fiumicello, quando si trovò improvvisamente dinanzi ad un largo sentiero.
      — Cos'hai veduto? — chiese il portoghese, vedendolo fermarsi.
      — Siamo presso la villa — rispose Sandokan con voce soffocata. — Questo sentiero conduce al parco.
      — Per Bacco! Che bella fortuna, fratellino mio! Tira innanzi, ma bada di non commettere pazzie.
      Sandokan non aspettò che terminasse la frase. Armata la carabina onde non venire sorpreso disarmato, si slanciò sul sentiero con tanta rapidità che il portoghese penava a stargli vicino.
      — Marianna! fanciulla divina!... Amor mio! — esclamava divorando la via con crescente rapidità. — Non aver più paura che ora ti sono vicino!...
      In quel momento il formidabile pirata avrebbe rovesciato un reggimento intero pur di giungere alla villa. Non aveva paura più di nessuno; la morte stessa non lo avrebbe fatto retrocedere.
      Anelava, si sentiva invaso da un fuoco intenso che ardevagli nel cuore e nel cervello, agitato da mille timori. Temeva di giungere troppo tardi, di non ritrovare più la donna così immensamente amata e correva sempre più, dimenticando ogni prudenza, fracassando e schiantando i rami dei cespugli, lacerando impetuosamente le liane, saltando con slanci da leone i mille ostacoli che gli sbarravano la via.
      — Ehi! Sandokan, pazzo indemoniato — diceva Yanez che trottava come un cavallo.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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