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      Di tratto in tratto dei lampi abbaglianti rompevano le fitte tenebre e le folgori cadevano abbattendo ed incendiando le più alte piante della foresta.
      Era una vera notte d'inferno, una notte propizia per tentare un audace colpo di mano sulla villa. Disgraziatamente gli uomini dei prahos non erano là ad aiutare Sandokan nella temeraria impresa.
      Quantunque l'uragano infuriasse, i due pirati non si arrestavano. Guidati dalla luce dei lampi cercavano di giungere al fiumicello per vedere se qualche praho avesse potuto rifugiarsi nella piccola baia.
      Senza curarsi della pioggia che cadeva a torrenti, ma guardandosi bene dal farsi schiacciare dai grossi rami che il vento schiantava, dopo due ore giungevano inaspettatamente presso la foce del fiumicello, mentre per recarsi alla villa avevano impiegato doppio tempo.
      — In mezzo all'oscurità ci siamo guidati meglio che in pieno giorno — disse Yanez. — Una vera fortuna con simile notte.
      Sandokan scese la riva e, atteso un lampo, lanciò un rapido sguardo sulle acque della baia.
      — Nulla, — disse colla voce sorda, — che sia toccata qualche disgrazia ai miei legni?
      — Io credo che non abbiano ancora abbandonato i loro rifugi — rispose Yanez.
      — Si saranno accorti che un altro uragano minacciava di scoppiare e da gente prudente non si saranno mossi. Tu sai che non è cosa facile approdare qui quando infuriano le onde ed i venti.
      — Ho delle vaghe inquietudini, Yanez.
      — Cosa temi?
      — Che siano naufragati.
      — Bah! I nostri legni sono solidi. Fra qualche giorno noi li rivedremo a giungere.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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