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      Sandokan si era alzato di scatto pronto a slanciarsi verso la palazzina, anche a rischio di trovarsi improvvisamente dinanzi i soldati di lord James. Yanez però, che era pure balzato in piedi, lo aveva afferrato per un braccio.
      — Adagio, fratellino — gli disse. — Tu mi hai promesso di essere prudente.
      — Non temo più nessuno — disse Sandokan. — Sono deciso a tutto.
      — Mi preme la pelle, amico. Tu dimentichi che v'è una sentinella presso il padiglione.
      — Andiamo a ucciderla adunque.
      — Basta che non dia l'allarme.
      — La strangoleremo.
      Lasciarono il macchione di peonie e si misero a strisciare fra le aiuole nascondendosi dietro ai cespugli e dietro i rosai di Cina che crescevano numerosi. Erano giunti a circa cento passi dalla palazzina quando Yanez fermò Sandokan.
      — Lo vedi quel soldato? — gli chiese.
      — Sì.
      — Mi pare che si sia addormentato appoggiato al suo fucile.
      — Tanto meglio, Yanez. Vieni e sii pronto a tutto.
      — Ho preparato il mio fazzoletto per imbavagliarlo.
      — E io ho in mano il kriss. Se manda un grido lo uccido.
      Si cacciarono entrambi in mezzo ad una fitta aiuola che si prolungava in direzione del padiglione e strisciando come due serpenti giunsero a soli pochi passi dal soldato.
      Quel povero giovanotto, certo di non venire disturbato, si era appoggiato al muro del padiglione e sonnecchiava tenendo il fucile tra le mani.
      — Sei pronto, Yanez? — chiese Sandokan con un filo di voce.
      — Avanti.
      Sandokan con un salto da tigre si avventò sul giovane soldato e afferratolo strettamente per la gola, con una spinta irresistibile lo atterrò. Yanez si era pure slanciato.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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