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      Con mano lesta imbavagliò il prigioniero, poi gli legò le mani e le gambe dicendogli con voce minacciosa:
      — Bada!... Se fai un solo gesto ti pianto il mio kriss nel cuore. Poi volgendosi verso Sandokan:
      — Alla tua fanciulla, ora. Sai quali sono le sue finestre?
      — Oh sì! — esclamò il pirata che già le fissava. — Eccole là, sopra quel pergolato. Ah! Marianna se tu sapessi che io sono qui!...
      — Abbi pazienza, fratellino mio, e se il diavolo non ci mette la coda, la vedrai. Ad un tratto Sandokan retrocesse mandando un vero ruggito.
      — Che hai? — chiese Yanez impallidendo.
      — Hanno chiuso le sue finestre con una inferriata!
      — Diavolo!... Bah! Non importa!
      Raccolse una manata di sassolini e ne lanciò uno contro i vetri producendo un leggero rumore. I due pirati attesero rattenendo il respiro, in preda ad una viva emozione.
      Nessuna risposta. Yanez lanciò un secondo sassolino, poi un terzo, indi un quarto.
      D'improvviso i vetri si aprirono e Sandokan, alla azzurra luce dell'astro notturno, scorse una forma bianca che riconobbe subito.
      — Marianna! — sibilò, alzando le braccia verso la giovanetta che si era curvata sull'inferriata.
      Quell'uomo così energico così forte, vacillai come se avesse ricevuto una palla in mezzo al petto e rimase lì, come trasognato, cogli occhi sbarrati, pallido, tremante.
      Un leggero grido irruppe dal petto della giovane lady che aveva subito riconosciuto il pirata.
      — Andiamo Sandokan — disse Yanez salutando galantemente la giovanetta,
      — Raggiungi la finestra, ma spicciati che qui non tira buon vento per noi.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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