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— Che mi abbia scorto? — si chiese ansiosamente.
 Si gettò in mezzo ai banani e tenendosi nascosto dietro a quelle gigantesche foglie, raggiunse prontamente Sandokan. Questi vedendolo col viso sconvolto s'immaginò subito che qualche cosa di grave doveva essere accaduto.
 — Sei inseguito forse? — gli chiese.
 — Temo che mi abbiano veduto — rispose Yanez. — Un soldato si dirige verso il nostro rifugio.
 — Un soldato?
 — Sì, solo.
 — Ecco l'uomo che mi occorre.
 — Che vuoi dire?
 — Sono lontani gli altri?
 — Stanno presso la cinta.
 — Allora lo prenderemo.
 — Chi? — domandò Yanez con ispavento.
 — Il soldato che si dirige a questa volta.
 — Ma tu vuoi perderci, Sandokan.
 — Quell'uomo mi è necessario. Presto seguimi.
 Yanez voleva protestare, ma già Sandokan si trovava fuori dalla serra. Di buona o cattiva voglia fu quindi costretto a seguirlo onde impedirgli almeno di commettere qualche grossa imprudenza.
 Il soldato, che Yanez aveva scorto, non distava più di duecento passi. Era un giovanotto mingherlino, pallido coi capelli rossi e ancora imberbe, probabilmente un soldato novellino.
 S'avanzava con noncuranza, fischiando fra i denti e tenendo il fucile ad armacollo. Certamente non si era nemmeno avveduto della presenza di Yanez, poiché diversamente avrebbe impugnata l'arma e non si sarebbe avanzato senza prendere qualche precauzione o chiamare in suo soccorso qualche camerata.
 — La sua cattura sarà facile — disse Sandokan curvandosi verso Yanez che lo aveva già raggiunto. — Teniamoci nascosti in mezzo a questo macchione di banani e appena quel giovanotto sarà passato gli piomberemo alle spalle.
 
        
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