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      — Io credo che noi assisteremo ad una terribile lotta fra quei due animalacci — disse Yanez che s'era ben guardato dal muoversi.
      — Non l'hanno con noi, finora — rispose Sandokan. — Temevo che ci volessero attaccare.
      — Anch'io, fratellino mio. Vuoi che cambiamo rotta?
      Sandokan guardò le due rive e vide che in quel luogo era impossibile dare la scalata e cacciarsi nella foresta.
      Due vere muraglie di tronchi, di foglie, di spine, di radici e di liane, rinchiudevano il corso d'acqua. Per aprirsi il passo avrebbero dovuto mettere mano ai kriss e lavorare per bene.
      — Non possiamo salire — disse. — Al primo colpo di coltello, maias e pantera si getterebbero contro di noi di comune accordo. Restiamo qui e cerchiamo di non farci scorgere. La lotta non sarà lunga.
      — Dovremo poi affrontare il vincitore.
      — Probabilmente si troverà in così cattive condizioni da non contrastarci il passo.
      — Ci siamo!... La pantera s'impazienta.
      — Ed il maias non ne può più dal desiderio di fracassare le costole alla vicina.
      — Arma il fucile, Sandokan. Non si sa mai quello che può accadere.
      — Sono pronto a fucilare l'una e l'altro e...
      Un ululato spaventoso somigliante un po' al muggito di un toro in furore gli troncò la parola.
      L'urang'outan aveva raggiunto il colmo della rabbia.
      Vedendo che la pantera non si decideva ad abbandonare il ramo e scendere verso la riva, l'urang-outan si fece minacciosamente innanzi, mandando un secondo ululato e percuotendosi fortemente il petto il quale risuonava come un tamburone.
      Quello scimmione faceva paura.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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