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      Gronda sangue da tutte le parti.
      — Sono per๒ animalacci i maias da sopravvivere anche dopo d'aver ricevuto parecchie palle nel corpo.
      — Vuoi che attendiamo la sua partenza?
      — Temo che la cosa vada troppo per le lunghe.
      — Non ha pi๙ nulla da fare qui.
      — Io ritengo invece che abbia il suo nido su quel durion. Mi pare di scorgere fra il fogliame una massa oscura e delle travi gettate trasversalmente fra i rami.
      — Allora bisogna tornare.
      — Nemmeno a questo ci penso. Dovremmo fare un giro immenso, Yanez.
      — Fuciliamo quello scimmione e andiamo innanzi seguendo questo ruscello.
      — Era quello che volevo proporti — disse Sandokan. — Siamo abili tiratori e sappiamo lavorare di kriss meglio dei malesi. Avviciniamoci un po' onde non mancare ai nostri colpi. Ci sono tanti rami qui da far deviare facilmente le nostre palle.
      Mentre si preparavano ad assalire l'urang-outan, questo si era accovacciato sulla riva del fiumicello e si gettava colle mani dell'acqua sulle ferite.
      La pantera l'aveva conciato orribilmente. Le sue potenti unghie avevano lacerato le spalle del povero scimmione e cos์ profondamente da mettere a nudo le clavicole. Anche le cosce erano state atrocemente dilaniate ed il sangue sgorgava copiosamente formando al suolo una vera pozza. Dei gemiti, che avevano qualche cosa di umano, uscivano di quando in quando dalle labbra del ferito, seguiti da ululati feroci. Il bestione non si era ancora calmato e, anche in mezzo agli spasmi, tradiva il suo selvaggio furore.
      Sandokan e Yanez si erano accostati alla riva opposta onde potersi cacciare prontamente nella foresta, nel caso che avessero mancato ai loro colpi e che l'urang-outan non fosse caduto sotto la doppia scarica.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





Yanez Sandokan Yanez