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      «Lasciami riposare questa notte e domani noi cominceremo ad agire.»
      — Confido in te, Yanez.
      — Non dubitare, Sandokan.
      — Il praho però non possiamo lasciarlo qui. Può venire scoperto da qualche legno che si spinga nella baia o da qualche cacciatore che scenda il fiumicello per venire qui a fucilare gli uccelli acquatici.
      — Ho pensato a tutto, Sandokan. Paranoa ha ricevuto delle istruzioni in proposito. Vieni, Sandokan. Andiamo a mangiare un boccone poi gettiamoci sui nostri lettucci. Io, ti confesso, non ne posso più.
      Mentre i pirati, sotto la direzione di Paranoa, smontavano tutte le manovre del legno, Yanez e Sandokan scesero nel piccolo quadro di poppa e diedero il sacco alle provviste.
      Calmata la fame che da tante ore li tormentava, si gettarono, vestiti come erano, sui lettucci.
      Il portoghese, che non si reggeva più, si addormentò subito profondamente; Sandokan invece penò assai a chiudere gli occhi.
      Tetri pensieri e sinistre inquietudini lo tennero sveglio parecchie ore. Fu solamente verso l'alba che potè prendere un po' di riposo, ma anche questo fu brevissimo. Quando risalì in coperta, i pirati avevano ultimati i loro lavori per rendere il praho invisibile agli incrociatori che potevano passare dinanzi alla baia od agli uomini che potevano scendere lungo il fiume. Il legno era stato spinto verso il margine della palude, in mezzo ad un canneto foltissimo. Gli alberi colle manovre fisse e correnti erano stati abbassati ed al di sopra della tolda erano stati gettati ammassi di canne, di rami e di foglie disposti così abilmente da coprire l'intero legno.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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