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— Che Dio danni quel maledetto! Guai a lui il giorno che lo incontrerò sulla mia via!
 — Juioko — disse il portoghese che pareva osservasse con profonda attenzione la calligrafia della lettera. — Manda un uomo al praho e fammi portare della carta, delle penne e un calamaio.
 — Cosa vuoi fare di questi oggetti? — chiese Sandokan con stupore.
 — Occorrono al mio progetto.
 — Ma di quale progetto parli?
 — Di quello che sto meditando da mezz'ora.
 — Spiegati una buona volta.
 — Se non vuoi altro! Io sto per recarmi alla villa di lord James.
 — Tu!...
 — Io, proprio io — rispose Yanez con calma perfetta.
 — Ma in qual modo?
 — Nella pelle di quel sipai. Per Giove! Vedrai che bel soldato!
 — Comincio a comprendere. Tu indossi le vesti del sipai, fingi di giungere da Vittoria e...
 — Consiglio il lord di partire a quella volta per farlo cadere nell'agguato che tu gli preparerai.
 — Ah! Yanez! — esclamò Sandokan stringendoselo al petto.
 — Piano, fratellino mio, che non mi guasti qualche braccio.
 — Ti dovrò tutto se riuscirai.
 — Spero di riuscire.
 — Ma tu ti esponi ad un grande pericolo.
 — Bah! Mi leverò d'impiccio con onore e senza guastarmi.
 — Ma perché il calamaio?
 — Per scrivere una lettera al lord.
 — Ti sconsiglio, Yanez. È un uomo sospettoso e se vede che il carattere non è preciso può farti fucilare.
 — Hai ragione, Sandokan. È meglio che io gli dica ciò che volevo scrivere. Orsù, fa' spogliare il sipai.
 Ad un cenno di Sandokan due pirati slegarono il soldato e lo spogliarono della divisa. Il povero diavolo si credette perduto.
 
        
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