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      Così monologando, il bravo portoghese aveva attraversata una parte del vasto parco, fermandosi dinanzi ad uno dei cancelli. Un soldato stava di sentinella.
      — Apritemi, amico — disse Yanez.
      — Ripartite, sergente?
      — No, vado ad esplorare i dintorni.
      — Ed i pirati?
      — Non ve ne sono più da queste parti.
      — Volete che vi accompagni, sergente?
      — È inutile. Sarò di ritorno fra un paio d'ore.
      Uscì dal cancello e s'avviò sul sentiero che conduceva a Vittoria. Finché fu sotto gli sguardi della sentinella procedette lentamente, ma appena si trovò protetto dalle piante affrettò il passo cacciandosi in mezzo agli alberi. Aveva percorsi mille passi quando vide un uomo slanciarsi fuori da un cespuglio e chiudergli il passo. Un fucile lo prese subito di mira mentre una voce minacciosa gli gridava:
      — Arrenditi o sei morto!
      — Non mi si conosce più adunque? — disse Yanez levandosi il cappello. — Non hai buona vista, mio caro Paranoa.
      — Il signor Yanez! — esclamò il malese.
      — In carne ed ossa, mio caro. Cosa fai qui, così vicino alla villa di lord Guillonk?
      — Spiavo la cinta.
      — Dov'è Sandokan?
      — Ad un miglio di qui. Abbiamo buone nuove, signor Yanez?
      — Migliori non potrebbero essere.
      — Cosa devo fare, signore?
      — Correre da Sandokan e dirgli che l'aspetto qui. Contemporaneamente ordinerai a Juioko di allestire il praho.
      — Partiamo?
      — Forse questa notte.
      — Corro subito.
      — Un momento: sono giunti i due prahos?
      — No, signor Yanez, e si comincia a temere che si siano perduti.
      — Per Giove tuonante! Abbiamo poca fortuna colle nostre spedizioni.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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