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      — Fatelo — diss'ella, avvicinandosi con aria minacciosa.
      — Vuoi farmi delle scene? Sarebbero inutili. Sai bene che io sono inflessibile. Invece va' a fare i tuoi preparativi per la partenza.
      La giovanetta si era arrestata. Scambiò con Yanez un rapido sguardo, poi uscì dalla stanza, chiudendo violentemente la porta.
      — L'avete veduta — disse il lord, volgendosi verso Yanez. — Ella crede di sfidarmi, ma s'inganna. Vivaddio, la spezzerò.
      Yanez invece di rispondere si terse alcune gocce di sudore freddo che gli imperlavano la fronte ed incrociò le braccia per non cedere alla tentazione di porre mano alla sciabola. Avrebbe dato mezzo del suo sangue per sfarsi di quel terribile vecchio che ormai sapeva capace di tutto.
      Il lord passeggiò per la stanza per alcuni minuti, poi fece cenno a Yanez di sedersi al desco.
      Il pasto fu fatto in silenzio. Il lord toccò appena i cibi; il portoghese invece fece onore ai diversi piatti, da uomo che non sa se e dove potrebbe fare una seconda cena. Avevano appena terminato quando entrò un caporale.
      — Vostro Onore mi ha fatto chiamare? — chiese egli.
      — Dirai ai soldati di tenersi pronti a partire.
      — Per quale ora?
      — Alla mezzanotte noi lasceremo la villa.
      — A cavallo?
      — Sì, e raccomanda a tutti di cambiare le cariche ai loro fucili.
      — Vostro Onore sarà servito.
      — Partiremo tutti, milord? — chiese Yanez.
      — Non lascerò qui che quattro uomini.
      — È numerosa la scorta?
      — Si comporrà di dodici soldati fidatissimi e di dieci indigeni.
      — Con tali forze noi non avremo nulla da temere.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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