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      Salì sulla murata poppiera e si sedette colle braccia incrociate sul petto e gli sguardi fissi sull'incrociatore.
      — Ma cos'hai intenzione di fare? — gli chiese Yanez. — Il piroscafo fra poco sarà a buon tiro e aprirà il fuoco contro di noi.
      — Tanto peggio per lui.
      — Aspettiamo adunque, giacché così vuoi.
      Il portoghese non si era ingannato. Dieci minuti dopo quantunque il praho divorasse la via, l'incrociatore era a soli duemila metri. Ad un tratto un lampo balenò a prua del legno e una forte detonazione scosse gli strati dell'aria, ma non si udì il fischio acuto della palla.
      — Ah! — esclamò Sandokan sogghignando. — Mi inviti ad arrestarmi e domandi la mia bandiera? Yanez, spiega il vessillo della pirateria. La luna è splendida e coi cannocchiali la vedranno.
      Il portoghese obbedì.
      Il piroscafo che pareva che non aspettasse che un segnale, subito raddoppiò la corsa e giunto a mille metri sparò una cannonata, ma questa non a polvere, poiché il proiettile passò fischiando sopra il praho.
      Sandokan non si mosse, né battè ciglio. I suoi uomini si disposero ai posti di combattimento, ma non diedero risposta né all'intimazione né alla minaccia. Il vascello continuò a venire innanzi, ma più lentamente, con prudenza. Quel silenzio doveva preoccuparlo, e non poco, ben sapendo che i legni corsari sono sempre armati e montati da equipaggi risoluti.
      A ottocento metri lanciò un secondo proiettile il quale, male diretto, rimbalzò in mare dopo di aver rasentata la corazza poppiera del piccolo legno. Una terza palla poco dopo infilava la coperta del praho forando le due vele di maestra e di trinchetto, mentre una quarta si frantumava contro uno dei due cannoni di poppa, lanciando un frammento fino alla murata sulla quale stava seduto Sandokan.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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