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      Disgraziatamente pei pirati, verso le sei pomeridiane, quando già la flotta orribilmente malmenata stava per ritirarsi, giunse nelle acque dell'isola un inaspettato soccorso che fu accolto con strepitosi urrah da parte degli equipaggi. Erano altri due incrociatori inglesi e una grossa corvetta olandese, seguiti a breve distanza da un brigantino a vela ma munito di numerose artiglierie. Sandokan e Yanez nel vedere quei nuovi nemici impallidirono. Compresero ormai che la caduta della rocca era questione di ore, pure non si perdettero d'animo e volsero parte dei loro cannoni contro quei nuovi navigli. La squadra così rinforzata riprese nuova lena avvicinandosi alla piazza battendo furiosamente le opere di difesa, già gravemente danneggiate. Le granate cadevano a centinaia dinanzi ai terrapieni, ai bastioni, ai ridotti e sul villaggio, provocando violente esplosioni che diroccavano le opere, frantumando le palizzate, introducendosi attraverso alle feritore. In capo ad un'ora la prima linea dei bastioni non era più che un ammasso di rovine.
      Sedici cannoni erano ridotti inservibili e una dozzina di spingarde giacevano fra le macerie e fra un mucchio di cadaveri.
      Sandokan tentò un ultimo colpo. Drizzò il fuoco dei suoi cannoni sulla nave comandante, lasciando alle spingarde di rispondere al fuoco degli altri navigli. Per venti minuti l'incrociatore resistette a quella pioggia di proiettili che lo attraversavano da parte a parte, che gli frantumavano le manovre e gli uccidevano l'equipaggio, ma una granata da 21 chilogrammi lanciatagli da Giro-Batol con un mortaio, gli aprì a prua una falla enorme.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





Yanez Giro-Batol