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      Primo moto di Sandokan fu quello di inseguirlo, mentre Juioko ancora tutto stordito da quella strana e per lui inesplicabile risurrezione, prendeva prudentemente il largo.
      La Tigre si arrestò però quasi subito lasciandosi dondolare fra le onde, ma cogli occhi fissi su quel legno che gli rapiva la disgraziata fanciulla. Un urlo soffocato gli irruppe dal petto e gli si spense fra le increspate labbra.
      — Perduta! — esclamò con voce semispenta dal dolore.
      Un impeto di follia lo prese e per qualche tratto si mise a inseguire il vapore dibattendosi furiosamente fra le acque, poi si arrestò guardando sempre il vascello che a poco a poco si perdeva fra le tenebre.
      — Tu mi fuggì, orribile nave, portando teco la metà del mio cuore, ma per quanto l'Oceano sia ampio ti raggiungerò un giorno e squarcerò i tuoi fianchi!
      Si rovesciò rabbiosamente sui flutti e raggiunse Juioko, che lo aspettava ansiosamente.
      — Andiamo — disse con voce strangolata. — Ormai tutto è finito.
      — Coraggio, capitano, noi la salveremo e forse più presto di quello che lo crediate.
      — Taci!... Non riaprire la ferita che sanguina.
      — Cerchiamo il signor Yanez, capitano.
      — Sì, cerchiamolo, perché lui solo può salvarci.
      Il vasto mare della Malesia si estendeva dinanzi a loro sepolto fra fitte tenebre, senza un isolotto su cui approdare, senza una vela o un lume che segnalasse la presenza di una nave amica o nemica.
      Per ogni dove non si vedevano che onde spumeggianti, le quali si cozzavano le une colle altre con fragore, aizzate dal venticello notturno.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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