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      — Giurerei d'aver veduto due teste a babordo. Se non fossi sicuro che abbiamo a poppa una zigaena farei mettere una scialuppa in acqua.
      Udendo quelle parole, Sandokan e Juioko s'erano subito rituffati, ma la loro immersione fu di breve durata.
      Fortunatamente per loro, quando ricomparvero, videro il vascello allontanarsi rapidamente verso il sud.
      Si trovavano allora in mezzo alla scia biancheggiante ancora di spuma. Le onde sollevate dalle ruote li sballottavano a destra ed a manca, ora spingendoli in alto ed ora precipitandoli negli avvallamenti.
      Capitano, in guardia — aveva gridato il daydko. — Abbiamo una zigaena nelle nostre acque. Avete udito il marinaio?
      — S์ — rispose Sandokan. — Prepara il pugnale.
      — Verremo assaliti?
      — Lo temo, mio povero Juioko. Simili mostri ci vedono male per๒ hanno un fiuto incredibile. Il maledetto non avrเ seguita la nave, te lo assicuro,
      — Ho paura, capitano — disse il dayako, il quale si agitava fra le onde come il diavolo nella pila dell'acqua benedetta.
      — Sii calmo. Finora non la vedo.
      — Pu๒ arrivarci sott'acqua.
      — Forse la sentiremo giungere.
      — Ed i salvagente?
      — Stanno innanzi a noi. Due bracciate e li raggiungeremo.
      — Non oso muovermi, capitano.
      Il povero uomo era in preda ad uno spavento tale che le sue membra si rifiutavano quasi di agire.
      — Juioko, non perdere la testa — disse Sandokan. — Se ti preme salvare le gambe non devi rimanere l์, semi-istupidito. Aggrappati al tuo salvagente e tira il pugnale.
      Il dayako, rimessosi un po', obbed์ e raggiunse il suo gavitello il quale ondeggiava proprio in mezzo alla spuma della scia.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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