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Avevano già percorsi cinquanta o sessanta metri, quando d'improvviso videro comparire, a breve distanza, la ributtante testa della zigaena. Il mostro dardeggiò sui due nuotatori un brutto sguardo a riflessi giallastri, poi mandò un rauco sospiro che parve come un tuono lontanissimo. Stette alcuni istanti immobile, lasciandosi dondolare dalle onde, quindi si precipitò innanzi sferzando poderosamente le acque.
— Capitano!... — esclamò Juioko.
 La Tigre della Malesia, che cominciava a perdere la pazienza, invece di continuare a ritirarsi, abbandonò bruscamente il salvagente e messosi il pugnale fra i denti, mosse risolutamente contro lo squalo.
 — Anche tu vieni a darci addosso!... — gridò. — Vedremo se la tigre del mare sarà più forte della Tigre della Malesia!...
 — Lasciatela andare, capitano — supplicò Juioko.
 — Voglio finirla — rispose Sandokan con ira. — A noi, dannato squalo!...
 Il pesce martello, spaventato forse dalle grida e dall'attitudine risoluta di Sandokan, invece di continuare la corsa, s'arrestò rovesciando a destra ed a manca due ondate, poi si tuffò.
 — Ci viene sotto, capitano — gridò il dayako.
 S'ingannava. Lo squalo un istante dopo ricompariva a galla e contrariamente ai suoi istinti feroci, invece di ritentare l'attacco, si spingeva al largo giuocherellando fra la scia della nave.
 Sandokan e Juioko stettero alcuni istanti fermi, seguendo cogli occhi lo squalo, poi vedendo che non pensava più a loro, almeno pel momento, ripresero la ritirata dirigendosi verso il nord-ovest.
 
        
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