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      E se Catilina troppo non si affrettava a dar cenno ai compagni nel Foro, quel giorno dalla fondazione di Roma in poi riuscito sarebbe il più scellerato ed orribile; ma, il non esservisi adunata in armi per anco gente bastante, guastava l'impresa.
     
     
      XIX.
     
      Pisone dappoi fu mandato Questore con autorità pretoria nella Spagna citeriore, ad istanza di Crasso, che lo sapeva nemico di Pompeo. Nè al Senato spiaceva di assegnargli quella provincia; bramando piuttosto lontano dalla repubblica un uom sì perduto. Molti anche de' buoni stimavano Pisone un ostacolo al poter di Pompeo, che oramai diveniva terribile. Ma Pisone, strada facendo per la provincia, dalla cavalleria Spagnuola del suo proprio esercito venne ucciso. Chi volle, che quei barbari non ne potessero patire gl'ingiusti superbi e crudeli comandi: chi disse, che quei soldati invecchiati con Pompeo, ed a lui fedeli, per ordine suo lo assalissero; poichè gli Spagnuoli, già sottoposti altre volte a molti crudeli comandi, commesso mai non aveano cotale misfatto. Io non saprei che decidere sovra tal punto. Ma, di questa prima congiura, ciò basti.
     
     
      XX.
     
      Catilina, adunati ch'ebbe i su riferiti congiurati, benchè con ciascuno d'essi avesse praticato più volte, stimò pure di doverli tutti riunitamente esortare. Perciò nel più intimo delle sue case con essi soli ritrattosi, così parlò loro: "Se il valor vostro e la fede non conoscessi per prova, indarno opportuna occasione ed alta speranza di dominio mi si sarebbero appresentate: nè io per dappocaggine o leggerezza, il certo abbandonerei per l'incerto.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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