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      Ma, per gl'immortali Iddii, perchè alla sentenza tua non aggiungevi tu, che, prima che uccisi, fossero i rei vergheggiati? Forse, perchè la legge Porzia lo vieta? ma vi son pure altre leggi, che vietando di giustiziare i cittadini Romani benchè colpevoli, all'esiglio soltanto condannare li lasciano. Ovvero, son elle forse le verghe supplizio peggior della morte? or puovvi esser mai un tropp'aspro e crudele supplizio contro uomini di così atroce delitto convinti? Se poi minor pena è le verghe, a che nelle picciole cose osservare le leggi, qualor nelle grandi s'infrangono? Ma, e chi mai si ardirebbe biasmare il supplizio, qual ch'egli pur fosse, dei parricidi della repubblica? il tempo, il dì, la Fortuna, che a capriccio suo le genti governa. Che che accada a costoro, se l'avran essi meritato: ma voi, Padri Coscritti, pesate ciò che ordinate d'altrui. I pessimi esempj spessissimo da ottime fonti provengono. Cade il dominio talvolta fra inesperte mani e non rette: i nuovi esempj allora dalla perizia e capacità trasferisconsi all'incapacità e ignoranza. Sparta, trionfato ch'ebbe d'Atene, trenta magistrati al governo preposevi. Costoro da prima ogni malvagio ed odioso cittadino, senza formalità di leggi uccidevano: gioívane il popolo d'Atene, e applaudiva. Indi a poco la licenza si accrebbe; e i buoni non meno che i tristi a volontà de' tiranni uccidendosi, tremavano tutti. Così gemea la città nel servaggio; e gravissimo il fio della stolta sua gioja pagava. A' tempi nostri, allorchè Silla vincitore facea giustiziar Damasippo e gli altri suoi pari delle pubbliche calamità impinguati, chi non lodò tal sentenza?


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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